mercoledì 18 febbraio 2009

Possiamo definirla “guerra infinita”.


Non possiamo definire giorni di tregua quei sei mesi precedenti al lancio dei razzi Qassam del 19 dicembre 2008.

Israele dice di essere stato provocato, e nessun governo nazionale, a ridosso delle elezioni riuscirebbe a non rispondere agli attacchi contro il suo paese. E’ vero.

Ma possiamo chiamare tregua quel periodo in cui migliaia di palestinesi hanno visto ridotti flussi di aiuti umanitari? Sono stati mesi di embargo durante i quali migliaia di civili sono rimasti senza luce, acqua, gas e i beni di prima necessità sono stati drasticamente diminuiti.

La colpa dei palestinesi è quella di essere governati da Hamas, ecco i motivi dell’embargo.

Un popolo non è più libero di votare chi sente che può rappresentarlo e difenderlo. Non ci sembra un ragionamento da “ più grande nazione democratica del Medio Oriente” come il nostro governo ha definito la nazione israeliana.

L’operazione “Piombo fuso” portata avanti dall’esercito israeliano contro Gaza ha ucciso 13 israeliani e 1050 palestinesi, la maggior parte dei quali civili, soprattutto donne e bambini.

All’arrivo dei feriti, i medici della striscia di Gaza si sentivano impotenti di fronte ai feriti palestinesi, troppi per le loro potenzialità, impossibili da curare sia per l’insufficienza di medicinali, il cui arrivo nella striscia è sistematicamente ostacolato dai presidi dell’esercito israeliano nella striscia, sia perché si trovavano di fronte a ferite causate da un composto chimico: fosforo bianco, le cui cure sono conosciute a pochi. Autorizzato solo per aumentare la visibilità dei soldati che ne fanno uso, l’utilizzo del fosforo bianco è definito non legittimo e condannato da tutti gli organismi internazionali se utilizzato per colpire obiettivi umani.

E tutto questo sta avvenendo senza che i giornalisti, quelli che davvero vorrebbero raccontare la verità su ciò che avviene a Gaza, possano raccontarlo perché non gli è permesso entrare nei luoghi obiettivo dell’operazione militare. Una guerra a “porte chiuse”, la quale a conclusione sarà raccontata solo da chi l’ha scatenata con prospettive necessariamente parziali.

Noi del CO.L.F. riconosciamo la legittimità dell’esistenza dello Stato di Israele e il diritto della popolazione israeliana alla sicurezza nelle proprie città, ma ciò che l’esercito israeliano ha perpetrato, e continua a perpetrare, contro la popolazione palestinese è semplicemente inaccettabile e sproporzionato. Ciò che si sta compiendo non è voler fermare i terroristi. E’ voler eliminare un intero popolo.

Ci indigniamo inoltre per le voci d’Occidente che giustificano l’attacco israeliano, barcamenandosi in ragionamenti giuridici non tenendo conto della sproporzionalità dell’attacco israeliano.

Esprimiamo quindi grande solidarietà ai nostri colleghi inglesi che in questo momento stanno occupando il King’s College, contro la decisione della loro Università di concedere un dottorato ad honorem a Simon Peres, per il riconoscimento della sua "soluzione pacifica del conflitto in Medio Oriente", nel novembre del 2008.

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